Stefania Lettera B2: Bagaglio

LABORATORIO DI SCRITTURA – LETTERA B2
BAGAGLIO
Autrice: Stefania BAMBACE
Data: 9 Maggio 2024

Rieccoci, caro il mio bagaglio, anche questa volta ti ho riempito dei miei troppi non si sa mai e metti il caso che…. ogni nostra partenza é sempre così, un eccesso perfettamente
organizzato in modo razionale. 
Uno studio accurato di spazi affinché tutto sia facilmente
reperibile senza perdita di tempo e senza il rischio di restare sgualcito. 
Un equilibrio di pesi e di aspettative. Entrambi al limite della dismisura ma, pur con qualche fibrillazione, entrambi entro le norme consentite. Per evitare la soprattassa ed un‘overdose di
adrenalina.
Caro il mio bagaglio, in fondo anche tu, come me, non sei mai stato lo stesso ad ogni viaggio. Il mio correlativo oggettivo, così mi piace definirti. Non saprei dire chi dei due portasse l’altro con sé, mentre allungavo e tiravo la maniglia che mi permetteva di trascinarti su due ruote; la vibrazione che avvertivo soffiava su di me la suggestione di essere a mia volta portata via, come se a condurmi fossi tu. Non sei mai stato solo una valigia. 
Ogni oggetto al tuo interno era già animato di vita prima di partire. 
Ognuno custode di un‘immagine di me che avevo deciso di trasmettere, ognuno chiamato alla sua rappresentazione in un contesto da me anelato nel momento dei preparativi. 
Caro il mio bagaglio, a ciascun ritorno sempre più disordinato, ricolmo di ritratti di me stessa e di emozioni impacchettate con ancora addosso l‘odore dei vissuti che avrebbero per sempre
preso posto nella mia casa. Ci siamo ridimensionati, negli anni. Da valigia a bagaglio a mano. Una metamorfosi necessaria quando si é ridotto il proprio volume di cose, di necessità, di speranze, di conoscenze, di sicurezze, di incertezze, di spregiudicatezze, di paure, di convinzioni, di incognite, di prevedibile e di imprevedibile da portare in giro. Tu ricordi bene il lungo lasso di tempo in cui ci siamo impantanati nel confondere le andate con i ritorni. Una fase in cui ogni partenza si caricava del senso di un ritorno a casa, ogni rientro si immalinconiva del gusto amaro di una nuova perdita. 
Un tragitto da casa a casa, due edifici simbolici traboccanti di inquietudini che sfumavano l‘uno nell‘altro, confondendosi e sovrapponendosi. 
Caro il mio bagaglio, é rimasto ben poco di te. Con il trascorrere del tempo, viaggio dopo viaggio, ti sei fatto sempre più piccino.  Eppure é proprio nell‘alleggerirti che scopro l‘immensa ricchezza della perdita, l‘affrancamento dai bisogni, come se viaggiare leggeri equivalesse a vivere leggeri. Quella insostenibile leggerezza dell‘essere il cui richiamo era così potente in gioventù ha mutato i suoi contorni, ora che l‘essere ha esperito la pesantezza in varie sue forme. 
Caro il mio bagaglio, non possiamo essere ingombranti. Buttiamo via gli intralci, scarichiamo il superfluo. 
Tu sai che l‘ultimo viaggio di un giorno che speriamo lontano non dovrà contenere altro che l‘amore dato e ricevuto. 
Per il pigiama non c‘é posto.

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