Ornella e Ivano

 ALBERI

Autrice: Ornella Dansero
Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose. ( Chris J. McCandless -Protagonista del film “Into the wild”)
La felicità, scopro ogni giorno di più che mi deriva dalla natura, dalle erbe, dai fiori, dagli alberi.

BETULLA
L’ho raccolta più di trent’anni fa lungo una strada sterrata nelle montagne del Canavese, dove una ruspa aveva sradicato gran parte della vegetazione che cresceva sul bordo. Non era la sola piantina, ma non potevo prenderle e cercare di salvarle tutte, ho scelto lei una piccola betulla alta neppure dieci centimetri.
A Torino l’ho piantata in un vaso sul balcone, dove, nonostante l’ambiente cittadino avrebbe potuto presentarsi ostile, da brava pianta pioniera, si è ben radicata ed è cresciuta snella ed armoniosa segnando fin da piccola il succedersi delle stagioni. 
Dopo qualche anno, era diventata troppo grande ed ho dovuto allontanarla da me, ma non troppo, infatti l’ho piantata in un angolo del prato condominiale dove, in compagnia di un fico, un alloro e un nespolo che già c’erano, è cresciuta alta, snella, flessuosa ed elegante come sanno essere le betulle: ha raggiunto il quarto piano dove abito ed ha spinto i suoi rami ondeggianti ad ogni soffio di vento fin più in alto.
Che piacere vederla piegarsi con grazia al vento, sentire lo stormire delle foglie vederla ospitare sui rami passeri, cince, merli . In inverno spoglia delle foglie era ugualmente bella con la sua corteccia bianca striata di nero. 
In primavera poi, i suoi rami annunciavano una nuova vita coprendosi di gemme che nell’arco di poche settimane diventavano un mantello verde brillante di foglie lucide e tenere.
Ogni volta che mi affacciavo al balcone era lì, pronta a darmi un briciolo di natura, spesso di notte nel buio il leggero fruscio dei suoi rami mi rassicurava suggerendomi una presenza viva e amica.
La scorsa estate ho temuto per la sua vita, perché a causa della siccità era ingiallita anzitempo e dava segni di sofferenza.
Purtroppo le regole condominiali e la poca sensibilità delle persone, impaurite dalla sua altezza, hanno deciso che poteva essere pericolosa, ignorando che le betulle con la loro flessibilità resistono ai venti più forti nelle foreste del nord, e che gli alberi diventano più pericolosi quando vengono potati malamente perdendo la loro forma originaria.( questo me lo ha detto Tiziano Fratus ,un esperto di alberi che ho conosciuto durante una conferenza sugli alberi millenari che sono ancora vivi, testimoni della nostra storia di umani).
Così a settembre quando sono tornata a casa dopo le vacanze in montagna l’ho trovata dimezzata, mutilata con pochi rametti che spuntavano da quei monconi che sembravano braccia tagliate, non provo più piacere a vederla così sgraziata, anzi mi mette tristezza. 
Adesso con la primavera tenere foglioline stanno spuntando su quei monconi e spero che presto possano nascondere quelle ferite anche se non potrà mai più tornare come prima.

NOCE
Di fronte alla mia casa in montagna c’è un bosco che cresce su un pendio che scende fino allo Stura.
Proprio sul confine con il giardino, pochi metri oltre la recinzione , tra frassini, castagni, aceri troneggia un grande noce, gioia dei miei occhi. 
E’ grande, forte con una folta chioma che fino a pochi anni fa ospitata due scoiattoli fulvi che si contendevano i suoi frutti ed ora purtroppo accoglie sui suoi rami cince, passeri merli, e
svariati uccellini che non so distinguere ,ma che tutti insieme, ognuno con il suo canto, fanno dei bei concerti.
Anche qui ogni tanto c’è qualcuno che vorrebbe abbatterlo o ridimensionarlo perché ”toglie luce” ,“porta umidità”, ma il proprietario non ha nessuna intenzione di stare a sentire queste stupide lamentele e lo lascia tranquillo a sorvegliare, nella sua maestà tutto quello che accade attorno. 
E così quando mi sveglio al mattino apro la finestra e ancora nel letto vedo la sua verde chioma che mi fa iniziare bene la giornata.

FAGGETA
Il faggio è un albero molto bello, alto, diritto che ricordo però non come singolo albero ma come bosco: la faggeta. 
Ci sono numerose faggete in montagna dove trascorro l’estate e mi piace molto frequentarle.
Causa la mancanza di luce e la consistenza delle foglie dei faggi nel sottobosco della faggeta crescono prevalentemente erbe basse, mirtilli, muschi per cui si possono ben distinguere i fusti che sembrano dei pilastri, e, ogni volta ricordo la poesia di Baudelaire che dice La natura è un tempio dove incerte parole mormorano pilastri che son vivi, una foresta di simboli che l’uomo attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.....



DORA -RIPARIA

Autrice: Ornella Dansero
Dora, per chi non abita a Torino o circondario il termine Dora ricorda subito un nome di donna, non così a Torino dove Dora è il fiume che l’attraversa, più precisamente Dora Riparia che proviene dalla Val di Susa presso Cesana e dopo 125 Km si getta nel Po a Torino. 
La nostra Dora (in dialetto alcuni dicono Doira) ha una sorella la Dora Baltea che nasce in val d’Aosta e si getta nel Po più avanti a Crescentino, per indicarla a Torino diciamo il nome completo Dora Baltea, perchè la Dora Riparia per noi torinesi è la Dora.
Il termine Dora caratterizza diversi luoghi della città: Stazione Dora (ora soppiantata dalla stazione Fossata, ma che nel linguaggio quotidiano si continua a dire stazione Dora per indicare la zona dove era situata) e che accoglieva gli operai che lavoravano alle Ferriere , Borgo Dora: vecchio quartiere di Porta Palazzo dove si svolge il famoso mercato delle delle pulci Balon e Gran Balon, Parco Dora dove al posto delle ex Ferriere è nato un grande parco in parte giardino, in parte zona di archeologia industriale dove sotto una grande struttura in ferro ,tettoia dello strippaggio, si è ricavato un enorme spazio per manifestazioni varie concerti , street art, street food e dove i giovani possono sbizzarrirsi con pattini, skateboard, pallacanestro..ecc.
Ci sono poi i numerosi Lungo Dora: Napoli, Agrigento ,Siena, Firenze, Savona, Voghera,Colletta.
Appena fuori Torino verso Collegno c’è il Parco della Dora , la Dora attraversa il Parco della Pellerina e anche quello della Colletta, dove finisce il suo corso immettendosi nel Po.
Se si chiede a qualcuno qual è il fiume di Torino sicuramente risponde : il Po, ma quante volte questo nome viene associato alla città? C’è il Borgo Po, Via Po, e i diversi lungo Po, questo grande fiume fiancheggia la città lungo la collina , zona poco abitata, mentre la Dora da ovest ad est attraversa la città urbanizzata, passa tra le case è come partecipasse maggiormente alla vita dei torinesi, mentre il Po scorre in disparte , meno coinvolto.
Tra i fiumi di Torino ci sono anche Stura a nord e Sangone a sud, ma anche loro sono molto periferici.

Vado al Massimo - vado a gonfie vele

Autore: Ivano Mascagna

Parto dal confino a cui ci ha costretti il covid per evidenziare l’importanza dei film visti, amati, goduti, gustati apprezzati solo ed esclusivamente al cinema. 
Quante volte ho detto che durante il lock down in tv ho guardato in due anni, quattro al massimo sei film.  Quella scatola elettronica non mi attrae, al limite potrei concedermi film italiani del passato, che ho già visto, assorbire la novità attraverso il televisore mi costa troppa fatica.
Il cinefilo di casa, che sarebbe mio figlio, guarda quasi esclusivamente film in lingua originale con trame che io trovo depressive, anche lui apprezza la visione nelle sale, ma visto il poco tempo e denaro se li gode in televisione dove ha un abbonamento ad una piattaforma di cinema indipendente. 
La sua passione per il cinema viene soddisfatta ogni anno in occasione del Torino film festival e del festival del cinema ambiente dove svolge servizio come volontario.
Quando siamo potuti ritornare nelle sale, grazie al vaccino che ci ha muniti di green pass, a dicembre 2021 al cinema Massimo io e Ornella abbiamo contemplato 13 film in un mese, facendo un abbonamento per la sala tre. 
Ho utilizzato il termine contemplare proprio per sottolineare l’aspetto raccolto della sala cinematografica che è “sacra”, una chiesa laica, ovviamente mi riferisco ai cinema d’essai dove si va quasi sempre per gustare un film, e non popcorn o per riempire un pomeriggio.
La dilagante programmazione di film in televisione ha contribuito alla chiusura di molti cinema: al BERNINI grande emozione mi suscitò L’inquilino del terzo piano; allo STAR la visione di Marcia trionfale mi scoraggiò non poco nell’affrontare il servizio militare dopo pochi mesi; all’ARCO apprezzai la raffinatezza di Garofano rosso con un giovanissimo Miguel Bosè; allo ZETA scoprii Andie Mac Dowell in quel capolavoro che è stato Sesso bugie e videotape; allo STUDIO RITZ mi commosse Il segreto del bosco vecchio con un insolitamente poetico Paolo Villaggio; all’AMERICA Gatti rossi in un labirinto di vetro mi turbò con una affascinante Martine Brochard; all’ELIOS Il medico della mutua suscitò risate con l’impareggiabile Alberto Sordi; al CORSO, con Terremoto ho tremato con gli effetti sonori che accompagnavano le terribili immagini; all’ADUA La leggenda
del santo bevitore mi commosse con la sua spiritualità; al PRINCIPE di Collegno Taxi driver e Qualcuno volò sul nido del cuculo Robert Deniro e Jack Nicholson hanno lasciato il segno nella mia formazione in due dei più bei film degli ultimi cinquant’anni; allo STAZIONE di Collegno Il laureato con l’indimenticabile colonna sonora di Simon e Garfunkel mi ha fatto sognare; al ROMA di Grugliasco Per le antiche scale, ambientato in un manicomio, è stato molto toccante vista la vicinanza con i veri ex manicomi di Grugliasco e Collegno; un
ricordo lontanissimo, ma molto vivo riguarda la sala parrocchiale NOSTRA SIGNORA DEL SACRO CUORE DI GESU, dove la domenica pomeriggio applaudivamo nel vedere i “bianchi buoni” sterminare i “selvaggi pellerossa” e tra il primo e secondo tempo: patatine, popcorn e liquirizia a gogo.
La tragedia del Cinema Statuto, che ha segnato la storia di Torino con 64 vittime, ha contribuito sicuramente ad allontanare per un lungo periodo le persone dai cinema. Quelle vittime non erano persone famose , ma semplici cittadini e mi chiedo perché il comune di Torino non abbia pensato di ricordarle almeno inserendo i loro nomi sulla targa che compare a pochi metri dal supermercato che oggi sostituisce il cinema.
C’è chi va al cinema per divertirsi, chi per commuoversi, chi per provare qualche brivido, l’importante è recarsi in una sala dove il mormorio , le risate , le emozioni collettive rendono meno anonime le persone sedute intorno a noi. 
Qualche anno fa al cinema Eliseo abbiamo respirato qualcosa di irripetibile nel vedere la storia di Stanlio ed Olio nella fase crepuscolare della loro carriera: la sala era piena, una unica emozione accomunava noi spettatori riportandoci indietro di tanti anni.
Inoltre, uscendo di casa, possono succedere tante cose: un incontro inaspettato, qualche novità offerta dal percorso.
Nel rapporto tra me ed Onella il cinema ha avuto uno spazio rilevante nelle nostre prime uscite insieme. 
In autunno e in inverno due o tre volte la settimana “andavamo al Massimo!” e, “a gonfie vele” tornavamo a casa a piedi commentando e confrontandoci sul film appena visto.

Che piacere la sera l’ascolto di Holliwood Party su radio tre dal lunedì al venerdì dove vengono intervistati attori, registi, sceneggiatori, doppiatori, costumisti ecc; dove si ascoltano brevi frammenti film, colonne sonore, insomma tutto ciò che ruota intorno al mondo del cinema trasmesso in modo divertente dai conduttori, ovviamente appassionati come me. In questa trasmissione in occasione dei vari festival Berlino, Torino, Venezia Cannes, Roma posso scoprire film importanti di ogni parte del mondo, e sogno di poterli vedere tutti, ma ovviamente solo in sala!!


UN INCUBO CHIAMATO ALGEBRA

Autore: Ivano Mascagna

Ah, com'era bella l'insegnante di matematica bionda e formosa, ma anche buona Marcella Forlano, che mi dava sempre una bella mano. 
In seconda media ritorna in classe la professoressa Penengo Romeo che dopo tanti 2 accumulati, mi disse.”O il calcio o la matematica”. Scelsi di dare un calcio alle parentesi graffa, tonda e quadra e di giocare a pallone nel “pratone” senza arbitro o allenatore, con poche regole, quelle necessarie
e molta libertà. 
Nel 1989 cade il muro di Berlino, ma io rimango in piedi nella scuola Palazzeschi, dove mi “regalano” licenza media con le 150 ore. Le insegnanti sono indulgenti, essendo noi, quasi tutti i lavoratori, chiudono un occhio e mezzo. 
Non ci proposero l'algebra per forza, se non ci sarebbe stata la strage degli ignorantoni innocenti. Il 1995 fu un autunno decisamente “caldo”, o mi diplomo “Superiormente “ oppure perdo il lavoro. L'impresa scolastica è sempre più ardua: 5 anni in uno all'Istituto Bolzano nel corso omonimo. Pago quattro milioni e mezzo e dopo un mese mi ritiro. Nonostante avessi preso l'aspettativa e Ornella tenesse nel pancione Mattia, fu vana l'attesa del mio diploma. Dopo 24 anni riappare l'incubo chiamato Algebra, nonostante le ripetizioni del sabato mattina non ne azzecco una. Sarò dislessico? Sarà mancanza di concentrazione? Penso che fosse un blocco psicologico, un ostacolo insormontabile che nello specifico mi fa sentire parecchio disabile. Un po' di anni fa chi ti vedo all'ipercoop di Collegno? Una faccia assolutamente non nuova. Ma chi è quello lì ? Dove l'ho visto? Ci penso tutta la mattina. Non viene fuori il nome. Ma soprattutto dove l'ho incontrato? 
Un paio d'anni fa mi trovo nei pressi della stazione della metro Principi d'Acaja, non molto lontano da corso Bolzano e come folgorato da quella visione, rammento immediatamente chi fosse quel signore che mi passò a fianco all’Ipercoop: l'insegnante di matematica dell'Istituto Bolzano. Mi sarebbe piaciuto domandargli, ma lei si ricorda chi sono io? Non l'ho fatto perché avrebbe potuto rispondermi” Ma certo, come si fa a dimenticare un pirla che paga quattro milioni e mezzo delle vecchie lire e dopo un mese si ritira dalla scuola perché non riesce a raccapezzarsi, quando si si trova davanti la graffa, la quadra e la tonda, intese come parentesi . 
Non ho mai accusato la professoressa Penengo Romeo di aver, con la sua minaccia “Se continuerai a portare il tutto sport in classe, finirai con il dormire sotto i ponti” condizionato la mia vita. Non mi ha creato un danno irreparabile, vista la mia sete di conoscenza, curiosità e voglia di riflettere che è irrefrenabile.
La penso esattamente come certe persone che sono finite su una sedia a rotelle, affette da paraplegia, che sostengono che se dovessero perdere tutto quello che hanno acquisito nella condizione di disabili, preferirebbero non tornare a camminare. Può sembrare un'assurdità, perché no? Ma potrebbe essere vero. 
Ed allora mai e poi mai professoressa Penengo Romeo, ho pensato di farle “marameo”.


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