Lettera R Giuseppe - Stefania - Carla - Celo

Data: 21-03-2024
Giuseppe BAMBACE
LABORATORIO DI SCRITTURA – LETTERA R2

RACCONTI

Quando mi venne proposto di partecipare ad un laboratorio di scrittura, in cui raccontare le proprie esperienze con accento grave su quelle professionali, avevo espresso qualche perplessità, sia perché non mi era ben chiaro il contesto ed il modo in cui articolare la narrazione, sia naturalmente per la mia innata timidezza, che mi induceva ad un approccio pudico verso l’esposizione in pubblico. Ma l’entusiasmo giovanile del coordinatore del gruppo era stato talmente coinvolgente, che decisi di accettare l’invito. 
Non mi ero mai cimentato con la scrittura che andasse oltre le relazioni di cantiere o i commenti sulla fattibilità di un progetto, ma mi confortava l’impostazione con struttura a tema libero su una lettera iniziale, che avrebbe lasciato ampia libertà alla fantasia di espressione.
L’esordio si rivelò una piacevole sorpresa, per l’accoglienza indulgente da parte di tutti i componenti e per la spontaneità con cui venivano rivelate emozioni, ricordi, pensieri. 
I racconti traboccavano di una pluralità di caratteri e di esperienze, che ero certo avrebbero contribuito all’arricchimento del gruppo. 
Una menzione speciale va a colei che ci delizia con le sue storie della terra argentina, narrate con grande potenza evocativa, come se sfogliasse un album di fotografie a tinte sgargianti. 
Per quanto mi riguarda, ho smorzato gli aspetti squisitamente tecnici dei miei racconti, che in realtà annoiavano persino me stesso e ho respirato le contaminazioni invisibili che attraversano il tavolo di lettura, maturando col tempo l’intimo piacere di condividere con l’uditorio sentimenti ed emozioni personali. Lungi dal declinare proclami autocelebrativi, tipici della politica odierna e delle comunicazioni televisive, posso dire a distanza di un anno dal mio esordio che le nostre conversazioni creative, come amo definire la lettura dei nostri racconti, hanno subito un’evoluzione nel pentagramma dello stile di scrittura, in ritmo e cadenza.
Pur mantenendo le peculiarità di ogni individuo, ciò che stiamo sviluppando richiama la struttura di un organismo modulare, che si è propagato persino al di fuori dei confini, oltre la città di Norimberga.
Per darne un esempio concreto, mi sorge spontaneo un parallelo con l’intelligenza delle piante descritto sublimemente dal botanico Stefano Mancuso, invece di un sistema nervoso centrale, le piante sono dotate di strutture modulari e diffuse questo è un vantaggio innegabile che le rende estremamente resistenti. Non è un caso, d’altronde, se le piante esistono da 450 milioni di anni.L’uomo, per avere un’idea della proporzione, esiste da 400mila anni.
Ragazze e ragazzi, saremo in grado di fare altrettanto?

LABORATORIO DI SCRITTURA – LETTERA R
Autrice: Stefania BAMBACE

RESTARE

Data: 21 Marzo 2024
Nelle acque di un mare perennemente agitato ho imparato a nuotare. Mare subito profondo, dalle correnti contrastanti originarie di vortici e mulinelli. Ho appreso la piacevole fatica di muovermi controcorrente, con potenti bracciate e colpi di coda. La forza era condizione imprescindibile per armonizzarsi al moto perpetuo di quell‘universo marino, un combattimento in stato di ebbra felicità per non lasciarsi trasportare dalla corrente verso una direzione non desiderata. Riconoscere la
natura dei venti e l’andamento delle correnti e muoversi sempre. Una necessità circostanziata é divenuta nel tempo una legge inconscia ma categorica della mia esistenza. Una metafora del mio approccio alla vita. Non restare mai ferma. L‘inquietudine delle correnti contrastanti e le diverse tipologie di venti sono entrate a far parte di me, probabilmente sono sempre esistite nei miei geni.
Per questo il mio movimento esistenziale non é mai stato una corsa in avanti su una autostrada dritta, piuttosto una danza continua alternata a potenti battiti di gambe e di braccia quando temevo di soccombere ad eventi più grandi di me. Fatica e gioia, talvolta persino felicità si alternavano a
segmenti di rabbia e tormento quali stati umorali di questo movimento perenne, molto ellittico e poco lineare. Un intero lustro trascorso così, in moto perpetuo. Poche certezze e tanta ricerca, curiosità, cambiamento. Di visioni, di lingue, di ambienti, di persone…. paradossalmente desiderosa di approdare alla pace interiore ma poi sempre pronta a ripartire e tuffarmi di nuovo, ricoperta solo del mio senso di ignoranza e di una forte tensione verso la novità ed il piacere della
scoperta. Tutto il mio quotidiano era governato dal movimento. Una frenesia cercata, un appetito vorace. Non conoscevo stasi nel mio lavoro, nel mio tempo libero, nei miei rapporti interpersonali.
La nostalgia dell‘approdo, o quanto meno di una boa a cui appoggiarsi e riflettere, però, non mi ha mai abbandonata ed é rimasta presenza latente. Capita che, quando siamo arroganti abbastanza da credere di poter decidere della nostra vita, la vita decida per noi. E spesso non ci appare come
la decisione migliore. Forse il valore di ciò che ci accade non si misura con il nostro gusto personale. Il fatto che ci piaccia o no, non determina la bontà della piega che nostro malgrado ha preso la nostra vita. Restare é ciò che qualifica oggi la mia esistenza. Ci sono spazi in cui RESTARE non é stata una mia scelta, mi ci sono trovata. Nessuno sceglie volontariamente una malattia invalidante che ti impone di restare -ferma- anche in ambiti in cui ti muovevi volentieri.
Restare, però, é un concetto di ben più ampio respiro, anzi, implica proprio un respiro assai più consapevole in grado di restituirti tutto il tuo flusso vitale. L’armonia che nel tuo vorticare avevi smarrito. 
Decidere di restare talvolta é una forza altrettanto potente quanto i colpi di gambe e di braccia, é la spinta determinante per riappropriarti della tua autenticità. Restare é guardarsi meglio attorno e meglio dentro, ritrovare le persone che, a loro volta, restano attaccate al tuo scoglio, ritrovare le tue idee originarie e non solo originali, discernere tra ciò per cui vale la pena e ciò per cui no. E per chi. 
Restare tra i tuoi libri e le tue musiche, conservare con cura nel tuo antro i luoghi significativi e chi li ha abitati. 
Voler restare nell’amore per un uomo che ha scelto di restare.
Restare a guardare i miei figli dare il battito d‘ali decisivo a volare fuori dal nido. Restare fedele alla mia squadra del cuore che tanti dispiaceri mi sta dando. 
Restare centrata e non fuggire. Restare, non correre fuori a cercare, per accogliere le sorprese, le novità, i piccoli miracoli che arrivano ogni giorno. 
Restare salda nella Fede in un Dio che so che mi é accanto. Insomma, restare é preferire agli spruzzi del movimento l‘immersione nel profondo, là dove, fermo, giace sicuramente un tesoro nascosto. Forse la sfida più difficile ma infine il vero approdo.

La ruota della mia vita si è messa in moto il 21 marzo 1944

Autrice: Carla

Nascere è un po' come uscire da un tunnel. 
E' lo sbucare fuori da quell'oscuro e tiepido ventre materno dove le nostre cellule si sono formate e hanno formato quelli che siamo, e che ci ha protetti per nove mesi, fino allo scioccante, glorioso e stupefacente debutto all'aria, alla luce, alla vita. E' così che la ruota ha iniziato il suo cammino.
Con dolore, fatica e un po' di paura ne siamo infine usciti fuori, ed eccoci di fronte alle meraviglie del mondo assieme a una miriade di altre piccole creature.
La strada che abbiamo davanti affascina e incuriosisce, i colori sono meravigliosi, e con i nostri compagni sentiamo fortissimo l'istinto di scoprire i tesori nascosti.
La ruota gira e il sole sta intanto sorgendo, laggiù, lontanissimo e già potente. 
Siamo pieni di energia e corriamo avanti ansiosi di conoscere più velocemente quell'incredibile e sconosciuto mondo che ci si para davanti. 
Ai lati della strada, tantissime cose da scoprire, da toccare e da osservare. 
Fare nuove conoscenze; farsi nuovi amici. I più vispi vogliono vedere e capire tutto; i più paurosi non si scostano dal centro della via, si chiudono in se stessi, avanzano sempre con eguale cadenza, si agitano se qualcosa viene a turbare il loro troppo quieto incedere. Io faccio parte dei vispi. Gira la ruota, senza sosta, ha fatto alcune fermate, ha fatto scendere qualcuno, ma continua il suo percorso.
Il sole si solleva piano nel cielo; i raggi ci danno sempre più forza e ci riscaldano.
Ed ecco le scuole dove ci fermiamo a fare nuove amicizie e ad imparare. Anche qui, chi è curioso guarda e cerca di capire tutto, mentre chi non lo è, nemmeno alza lo sguardo da terra.
Poi, con il passare del tempo, mentre instancabile la ruota continua a girare, si continua il cammino assieme a nuovi amici e a nuove conoscenze.
Spesso, una creatura come noi, ci porge una mano che stringiamo nella nostra per procedere insieme.
I figli dischiudono un mondo inesplorato che riempirà tutti quei vuoti, che la vita ogni giorno scava dentro, di felicità profonda e indescrivibile.
Il paesaggio cambia: una volta ai lati della strada c'è il mare, un'altra la montagna. Delle piccolissime creature, appena uscite alla vita, ci abbracciano e si uniscono a noi.
Il sole ora è molto alto nel cielo. Ai giorni tipici della primavera si susseguono quelli afosi e caldi dell'estate, che poi lasciano il passo ai primi freddi dell'autunno e alle gelide e corte notti dell'inverno.
I fiori sbocciano attorno al nostro cammino; frutta e grano crescono e maturano nei campi; le prime foglie cadono assieme alla vendemmia; il tempo delle castagne ci chiama attorno al fuoco.
Intanto la ruota inesorabilmente continua a girare, e tu lo sai, te ne accorgi.
Alcuni si siedono sul bordo della strada, stanchi e scoraggiati, e rifiutano di proseguire preferendo attendere che la ruota si fermi, ma quasi tutti continuano ad andare avanti.
Intanto il sole si è abbassato sull'orizzonte e si procede sempre con maggior fatica. 
Giorni sempre più corti si susseguono a notti sempre più lunghe; i mesi ai mesi e gli anni agli anni.
Fino a che improvvisamente ci accorgiamo con angoscia che giù in fondo, molto lontano e ancora dopo molte curve, c'è un tunnel. Man mano che si va avanti, a ogni curva quel tunnel s'avvicina, ed una sottile angoscia comincia a impadronirsi dei nostri cuori. 
La strada comincia a scendere, i più forti oppongono resistenza e continuano a esplorare con caparbietà i dintorni. 
Altri si affidano nelle braccia salvifiche della rassegnazione.
Purtroppo, più avanti si va e meno è possibile deviare. 
Solo allora ci rendiamo conto con amarezza e pena che la strada della vita non dura in eterno, quella stessa ruota che ha continuato per una vita a girare vorrebbe farci scendere.
Oggi la ruota però ha fatto una fermata intermedia, ha detto a me: volta pagina e inizia da zero, togli l'otto e riparti; oggi è l'inizio di una delle mie ancora tante primavere.



Rodolfo Valentino il primo sex symbol.

Autrice : Celo

Tempo fa fui impressionata da un film, di cui ho perso i riferimenti, imperniato sulla figura di Rodolfo Valentino.

Ricordo, in particolare, la scena del suo funerale in cui donne vestite di nero seguivano il feretro recitando un lamento funebre e declamavano in modo straziante le sue qualità e il loro amore, esagerando in questo modo:  

Tu sei la luce della nostra vita, Tu ... Tu ...e così via. 

Mi sono documenta e ho letto che...

Rodolfo Valentino era dotato di una bellezza straordinaria, di un fascino magnetico e ambiguo, era un tombeur de femme, uno dei primi sex-symbol, un oggetto di desiderio, un culto di massa.


Ebbe una vita avventurosa e morì a causa di un’ulcera gastrica e di un attacco di peritonite a trentun anni, morte che venne accolta con scene di isteria collettiva, forse anche con alcuni suicidi. 

Furono organizzati due cortei funebri, uno a New York quello con il feretro, l’altro a Hollywood, cortei seguiti da migliaia di persone e appunto da queste forsennate donne in nero.


Ho cercato il significato di sex symbol e ho scoperto che la loro immagine, non solo estetica, comunica erotismo in grado di evocare fantasie e pulsioni sessuali di massa, cioè condivise da tante persone e che i primi sex symbols sono stati i divi del cinema muto.

Collocando nell’attualità questa pulsione, ho pensato che una donna potrebbe fortemente desiderare e innamorarsi di un uomo che ha migliaia di altre donne e che lui non ne soffrirà se verrà lasciato. 

È desiderabile una relazione con un uomo che non ne farà una tragedia, cioè che non trasformerà in tragedia la fine di una storia d’amore. 



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