Lettera U 22 giugno 2023 - Gabriella, Stefania, Giuseppe, Federico, Livia, Celo
Gabriella E' NATO PRIMA L' UOVO O LA GALLINA?
E'anche il tema della famosa filosofia: “E' nato prima l'uovo o la gallina?”.
La migliore risposta scientifica è: “l'uovo, deposto da un uccello che non è un pollo”: L'uovo non poteva non attirare l'attenzione degli artisti entrando in alcuni capolavori della Storia dell'Arte.
“Lei ha scritto di avere conservato ricordi della sua vita intrauterina. Mi piacerebbe fotografarla come un embrione dentro l'uovo.”
Nel rinascimento i grandi pittori da Botticelli a Leonardo da Vinci, pare che abbiano aggiunto le proteine del tuorlo dell'uovo mescolate ai colori per
rafforzarne la tenuta e la durata nel tempo.
Agli albori della fotografia, l'albumina stesa sulle lastre di vetro veniva utilizzata come materiale sensibile alla luce.
Il gruppo musicale francese dei Rockets, famoso alla fine degli anni '70, nella
loro tournèe Galaxy del 1980, utilizzavano due gigantesche uova nella scenografia per simbolizzare la vita extraterrestre.
Fu il re Luigi XIV che per primo, all'inizio del '700, fece realizzare un uovo di crema di cacao al suo chocolatier di corte. L'usanza di regalare le uova di Pasqua, però è più antica, fin dall'antichità questo alimento ha rivestito un valore simbolico enorme.
aristocratici invece, si diffuse l'abitudine di fabbricarne alcune di argento, platino, oro decorate. Se oggi nell'uovo di Pasqua troviamo una sorpresa è merito di Fabergè, il creatore delle uova Matrioska. Ma non tutti concordano.
potrebbero essere stati proprio i piemontesi, maestri nell'arte del cioccolato, i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.
Ed ora, terminiamo con alcuni aforismi
“Andiamo al sodo,disse l'uovo mentre bolliva”.
(Gino Patroni).
- “Che cosa importa essere nati in un cortile di anatre, quando si è usciti
da un uovo di cigno?”. ( Hans Christian Andersen, Il brutto anatroccolo).
“Faceva così caldo che abbiamo dovuto far mangiare cubetti di ghiaccio
alle galline per evitare che ci deponessero uova sode”. (Tony Randall)
“Le parole e le uova devono essere maneggiate con cura; una volta rotte
sono cose impossibili da riparare”. (Anne Sexton)
Stefania Uccelli
“Codici di geometria esistenziale “: così l‘immenso poeta e filosofo Franco Battiato definiva in una sua canzone il volo degli uccelli.Amo quella canzone e, tra tutte le creature animali, ho una predilezione per gli uccelli.
Innanzitutto per la varietà infinita che contraddistingue la specie: basti pensare alle caratteristiche di una maestosa aquila rispetto a quelle di un umile passero. Eppure ciascuno di essi é artefice di un differente moto del cuore, un sussulto che avvicina l‘anima all‘esperienza di un miracolo.
D‘altra parte tutti gli uccelli condividono un‘arte che alla razza umana é totalmente preclusa, cioè il volo.
Il sogno di volare é un archetipo dell‘umanità, miti e leggende di ogni civiltà ci hanno regalato una vastità di racconti con figure volatili allegoriche che interpretavano l‘ambizione del viaggio umano attraverso l‘aria verso l‘infinità del cielo.
Il più noto é indubbiamente lo sfortunato volo di Icaro, colpevole di essersi abbandonato all‘ebbrezza del volo incurante del pericolo cui era stato messo in guardia, il calore del sole che avrebbe sciolto le sue ali di cera, rappresentazione simbolica del limite.
Pensiamo però anche al sogno di Leonardo da Vinci, il cui genio ingegneristico, coniugato ad una creatività senza uguali, ha prodotto il primo prototipo di aeroplano, proprio ispirandosi al volo degli uccelli.
Dunque non affermo nulla di particolarmente originale quando evidenzio il fascino che i volatili esercitano sulla mente umana da sempre. L‘uccello é il simbolo dell‘anima che tende verso l‘alto, verso l’altrove, il volo indica la comprensione delle cose segrete e delle verità metafisiche. D‘altra parte, tutta la spiritualità, indipendentemente dalla religione che la coltiva, é un elevarsi verso l‘alto, nel tentativo di superare i limiti della condizione umana.
Ancora nell’ambito delle mere arti terrene, quale letteratura non ha proposto in modo ricorrente il binomio uccello/anelito di libertà?
Meravigliose creature, gli uccelli!
Senza nulla togliere alla gioia che regala lo scodinzolio di un cane, l‘unico essere che ti ama incondizionatamente, o l‘incanto che crea un balzo artistico di un delfino, il fascino misterioso esercitato da un elegante felino o il rispetto che incutono giganti atavici quali l‘elefante, il rinoceronte o l‘ippopotamo.
Inoltre anche gli insetti volano ma mi permetto di sottolineare la diversa qualità che ha ai miei occhi (e alla mia pelle) il volo di una farfalla da quello di una zanzara, o il sentimento che mi suscita il ronzìo di un‘ape in movimento da quello di una mosca. Senza pregiudizi, per carità!
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Il volo degli uccelli ha un sapore metafisico, ribadisco, loro “cambiano le prospettive al mondo “, per citare nuovamente Battiato.
In apertura del mio testo avevo accennato alla loro completezza. A loro é consentito vivere tra la terra ed il cielo, mi piace pensarli come entità deputate a coniugare queste due dimensioni.
Ogni tipologia di uccello ha il suo stile di danza, lassù, e, ricorro nuovamente a Battiato, “voli imprevedibili, traiettorie impercettibili “, due aggettivi che lasciano esplodere tutta la carica semantica dei sostantivi a cui sono accoppiati, proprio come il battito delle due ali che si aprono, distaccandosi dal corpo.
La deriva tristissima dei gabbiani che goffamente cercano cibo nei bidoni della spazzatura anche delle nostre città, invece di planare con eleganza sul mare, é uno dei tanti effetti devastanti dei cambiamenti provocati dall‘intervento umano. I gabbiani, come molti altri esseri viventi, erano stati pensati diversamente in quel meraviglioso disegno della creazione. É un‘immagine che mi provoca un gran senso di malinconia....
Da amante della musica, adoro i concerti degli uccelli. É incantevole restare ad ascoltarne il mistero, i segreti racchiusi in quelle tonalità e voci cristalline a volte, stridule altre, quasi a voler gridare un importante messaggio al mondo. Nessuna musica riesce ad indurmi ad una meditazione profonda più del canto degli uccelli. In particolare, gli assoli dei merli, numerosi attorno alla mia casa e che allietano ancor più le ore del tramonto, regalandomi la perfetta compagnia ai miei pensieri serali.
Un dato per me molto affascinante (anche se ora per non dilungarmi in leziosi dettagli proverò a spiegare in modo superficiale e stringato) é che nelle pratiche yoga l’equilibrio perfetto tra maschile e femminile all’interno di una stessa persona (raffigurato nel chakra del cuore) viene analogamente rappresentato dall‘oca selvatica, animale maestoso e bellissimo paragonabile al cigno, che vola sulle vette dell‘Himalaya. Il suo nome é Hamsa, in cui Ham é la componente maschile, mentre Sa é la parte femminile. Hamsa é l‘animale che rappresenta lo spirito, il respiro cosmico (si esprime infatti con il respiro) e quindi l‘anima immortale.
Questa ricerca di informazioni é stata da me avviata a seguito della lettura di “Orlando “di Virginia Woolf, un romanzo che ha segnato profondamente il mio percorso evolutivo.
Il libro termina proprio con la rivelazione al protagonista, in una sorta di momento epifanico, della sua finale acquisizione di libertà assoluta e perfetto equilibrio interiore, declamata gioiosamente alla vista dell‘oca selvatica che si libra in volo, simbolo di quella conquista.
Dunque un‘essenza libera e distaccata anche se incarnata in un corpo. Ma perché proprio l‘oca/cigno, mi sono chiesta al termine della lettura del libro.
Per la sua doppia natura animale che vive nell‘acqua e nell‘aria, sulla terra e nel cielo, e del suo comportamento migratorio, che la rende libera da ogni fissa dimora.
Eccola, la mia nostalgia di volo si trova tutta qui...
ma mentre resto a guardare ammirata i miei volatili, non disprezzo il mio legame alla terra, fintanto che avrò il privilegio dello stupore verso tutto ciò che di bello la abita, talvolta anche gran belle persone.
Giuseppe URLO
Federico ULTIMO
Forza, sbrigati, sei sempre l'ultimo! Chi non si è mai sentito dire questa frase?
Tutti noi, almeno una volta nella vita siamo stati gli ultimi a fare qualcosa:
finire di mangiare, tornare a casa dopo un pomeriggio di giochi con gli amici e chi più ne ha, più ne metta. Io stesso mi trovo qui adesso, alle 16,07 a scrivere questa pagina che dovrò leggere in pubblico tra circa un'ora a qualche chilometro di distanza da casa. Ma cosa ci posso fare, la mia vita è così piena di impegni, che il tempo – ma diciamocelo, anche la voglia – di scrivere non mi accompagna sovente. Lo devo ammettere, c'entra anche la mia pigrizia: se devo scrivere per forza, capita che mi blocco davanti ad un foglio bianco. Mi capitava anche a scuola. Stavo un'ora col naso all'aria a pensare ai fatti miei e poi buttavo giù qualcosa all'ultimo sull'argomento che mi pareva più percorribile. Ed eccomi qui anche oggi, ad essere ultimo. Ma non sempre essere ultimi è uno svantaggio, anzi, chi è troppo avanti rischia di incappare in sorprese poco piacevoli. Come nella tecnologia, dove l'ultima novità sembra sempre fantascientifica, ma poi all'esame dei fatti è quasi sempre migliorabile. L'esempio più eclatante l'ho avuto quando ho acquistato la mia ultima automobile, ormai un po' di anni fa. Volevo a tutti i costi installarvi un'autoradio con tali e tante funzioni, che sembrava un miracolo potessero stare dentro a quello scatolino di ferro e plastica. Infatti mi ha dato un sacco di problemi e mi è costata per l'epoca un bel gruzzoletto, mentre oggi quelle funzioni, come il ricevitore digitale, la lettura di file da scheda o chiavetta e la possibilità di collegare il cellulare, sono comprese e perfettamente funzionanti anche nei modelli più economici. Quindi il mio consiglio è che è meglio essere tra gli ultimi che essere troppo avanti per i tempi. Le soluzioni ben collaudate spesso sono più affidabili ed economiche dell'ULTIMA novità. Ma la pubblicità ci ha abituati a dover apparire, e quindi possedere l'ultimo modello di smartphone o l'auto full electric per alcuni più che un'utilità è uno status symbol. Poi magari l'auto elettrica prende fuoco e nemmeno i pompieri riescono a spegnerla, ma questo è un altro discorso...
Livia Mal d'Africa
Il mal d'Africa è un male che dà grandissima gioia, allegria , speranza, come arrivare all'essenza della vita.
Andare a visitare stati come il Congo, il Kenia, la Tanzania, l'Uganda , ecc. è come fare un viaggio alla ricerca delle cose semplici e vere.
E' entusiasmante vedere tanti colori, come i colori della pelle e delle culture.
Come sarebbe bello che la parola pace Universale non sia solo un'Utopia ma vera realtà.
Celo U di gUerra
Ubuntu versus Uroboro
Ubuntu è una parola bantu formata da ntu = persona e ubu = condizione in divenire,
si può spiegare così : un individuo si trasforma in persona attraverso i legami con la comunità e l’ambiente circostante, citando per completarne il significato l’espressione:
Umuntu ngumuntu ngabantu.
Io sono perché noi siamo.
Richiama la benevolenza verso il prossimo e l’essere umani solo attraverso l’ umanità degli altri.
Indica un rapporto armonico tra individuo comunità e ambiente, in contrasto con l’approccio eurocentrico che esalta l’individuo.
In riferimento alla parola Ubuntu, Mandela disse:
One word can mean so much.
Ed elenca: benevolenza, premura, disponibilità, sostegno, rispetto, fiducia, aiuto reciproco, altruismo, condivisione.
In sintesi: indica l’azione di aiutarsi e sostenersi nella consapevolezza dei propri diritti e doveri per un’unità consensuale nelle decisioni comuni.
Ecco in contrapposizione, versus l’Uroboro il serpente o drago che si morde la coda formando un cerchio, una unità primordiale, in una prigione di tempo e spazio, che rappresenta il ciclo eterno delle cose, l’ineluttabilità del fato che forse si può spezzare, pronunciando come in un mantra
Umuntu ngumuntu ngabantu
Umuntu ngumuntu ngabantu
Umuntu ngumuntu ngabantu
Umuntu ngumuntu ngabantu
E riconquistare l'umanità che c'è in noi e far cessare la GUERRA.